Oceanic

ceanic.jpgHo appena finito leggere Oceanic di Greg Egan, Delos (Permutation City), che nel 1999 è risultato vincitore sia del Premio Locus che dell’ambitissimo Hugo, in cui trova spazio una riflessione sul ruolo dell’umanità nel mondo e della fede nella vita. Ventimila anni prima degli eventi narrati nel libro, gli esponenti di una progenie postumana noti come Angeli approdarono su Covenant a bordo delle loro immense navi spaziali e, spinti da Beatrice, figlia di Dio, rinunciarono all’immortalità riacquistando corpi di carne e di sangue progettati appositamente per la conformazione geografica del pianeta: nacquero così due fazioni adatte per la vita sulla terraferma (i Terricoli) e per quella acquatica (gli Acqualiberi). Le differenze morfologiche dei due gruppi non sono particolarmente accentuate da giustificare una rigida distinzione di specie, si tratta piuttosto di due varianti etniche di un medesimo ceppo: quello che distingue davvero gli abitanti di Covenant è l’adesione a uno dei due culti religiosi dominanti, la Chiesa Profonda e la Chiesa Transizionale. Sulla civiltà che permise l’Attraversamento e la successiva colonizzazione, infatti, si sa ormai così poco che la storia sfuma in leggenda e le Scritture, chiaramente improntate a una visione misticheggiante, dettano legge sull’argomento.
Egan è uno scrittore più a suo agio con le speculazioni della scienza contemporanea che con il materiale umano; In Oceanic riesce comunque a descrivere degnamente la formazione di Martin, seguendolo dall’adolescenza fino alla maturità attraverso amicizie, amori, fede e disillusione. Gli ambienti di Covenant sono ben tratteggiati anche se la brevità del romanzo impedisce la creazione di uno dei grandi affreschi ai quali ci ha abituato la migliore sf. Nel complesso una nuova buona prova per Greg Egan.

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