Gli pseudobiblia

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Nel 1939 Jorge Luis Borges, scrisse “La Biblioteca di Babele” (raccolta dapprima nell’antologia “Il giardino dei sentieri che si biforcano” (1941), in seguito in “Finzioni”).
Nel racconto, Borges immagina una biblioteca infinita piena diPseudobibla, in grado di contenere tutto ciò che è stato scritto… e tutto ciò che si può scrivere. Lo scritto e lo scrivibile, dunque, si ritrovano nello stesso pseudotopos, un luogo immaginario che unisce la realtà all’irrealtà.
Nel 1941, l’autore statunitense Nelson S. Bond venne ispirato forse da Borges, tanto è che in quel periodo: sul numero di novembre della rivista “Blue Book”, infatti, appare il racconto “La libreria” (The Bookshop).
L’autore non punta in alto, non ambisce a creare biblioteche sterminate contenenti ogni scibile umano: si accontenta di una piccola libreria. Qui il protagonista trova dei titoli stupefacenti: «Vide con meraviglia vasta e incredula Christopher Crumpdi Charles Dickens, L’occhio del doccione di Edgar Allan Poe,Il Colonnello Cowperthwaite di Thackeray, e La libreria privata di Sir Arthur Conan Doyle. […] Vide nomi che gli erano noti quanto il suo, ma titoli di cui non aveva mai immaginato l’esistenza. I Trogloditi di Jules Verne, Quale Presenza Invisibile? di Charles Fort, Hanuman, il primo Diodi Ignatius Donnelly, La conquista dello spazio di Weinbaum, e la voluminosa Storia Completa della Demonologia di Lovecraft.» Sembra superfluo specificare che si tratta dipseudobiblia: gli autori sono veri, ma i titoli non hanno mai visto la luce…
Il termine latino pseudobiblia è coniato da Lyon Sprague De Camp nell’articolo «The Unwritten Classics» pubblicato sulla The Saturday Review of Literature del 29 marzo 1947. Con esso lo scrittore statunitense indica gli «unfinished books, lost books, apocrypha, and pseudepigrapha (falsely attribuide books)», in altre parole i libri che, a vario titolo, non esistono e non sono mai esistiti, cui potremmo aggiungere, come fanno Gianfranco De Turris e Sebastiano Fusco («Gli pseudobiblia nella letteratura fantastica», in: Robert William Chambers, Il re in giallo, Roma, Fanucci, 1975, pp. 7-28), i libri maledetti, soppressi o al bando per il loro contenuto, i libri dimenticati, non riconosciuti o celati in altri libri.
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Il Necronomicon, il più famoso libro inventato, fu generato dalla mente di Lovecraft
Nel saggio «Gli pseudobiblia di Chtulhu» (in: Gianni Pilo, L’orrore di Chtulhu, Roma, Fanucci, 1986, pp. 217-233), Domenico Cammarota suddivide gli pseudobiblia in quattro categorie fondamentali, a loro volta suscettibili di ulteriori definizioni microstrutturali:
1) Libri che sono esistiti, ma che oggi non esistono più (per dispersione, distruzione, perdita, ecc.);
2) Libri che non sono mai esistiti, ma che potrebbero esistere (per ricostruzione apocrifa, giochi di citazione, ecc.);
3) Libri che esistono, ma è come se non esistessero (per irreperibilità, estrema rarità, censure, ecc.);
4) Libri che esisteranno, ma che ora non esistono (work in progress, lavori in nuce, non ancora attuali, ecc.).

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