L’altra settimana su di una bancarella toscana ho trovato un’autentica rarità letteraria, quell’Homunculus di JP Blaylock (Gli squali bompiani) che rappresenta uno degli esempi più riusciti di Steampunk. Una corrente che ha il riferimento stilistico in opere di Dickens comeGrandi speranze o Il nostro comune amico per non dimenticare l’Isola del tesoro di Stevenson, il Conan Doyle de Il segno dei Quattro e Il mondo perduto, oppure opere di Vernecome l’Isola misteriosa eViaggio al centro della terra eLa macchina del tempo di Wells. Venendo ai tempi nostri film anni ottanta come Elephant man di David Lynch o Piramide di paura prodotto da Spielberg erano esempi molto significativi come lo era Pavana di Keith Roberts in cui Elisabetta I viene assassiata e l’Inghilterra cade nelle mani della Spagna, ma è certamente con la Macchina della realtà di Gibson e Sterling che lo Steampunk ha rivelato le sue potenzialità. In seguito film d’animazione come Steamboy di Katsuhiro Otomo e la Lega degli Straordinari Gentlemen di Alan Moore hanno contribuito alla diffusione attraverso il cinema d’animazione e la grafic novel. Fra le nebbie della Londra ottocentesca si aggirano strani figuri, come i membri del Club Trismegistus, guidati dallo strambo capitan Powers con la gamba d’avorio e dallo scenziato e inventore St. Ives, membro della Reale Accademia delle Scienze. |
In riferimento alla Londra vittoriana vi segnalo un volumetto che ho acquistato sempre in ferie dal titolo di Perdersi a Londra di Charles Dickens, Mattioli 1885 Editore. In queste due prose autobiografìche il celebre scrittore vittoriano, anticipando le peregrinazioni di Baudelaire a Parigi, racconta la città da due diversi punti di vista: quello del bambino che si smarrisce nella zona di St. Giles, una delle più povere a quei tempi, e quella di un giovane che, per conciliare un sonno difficile, vaga senza una meta per tutta la notte annotando ogni dettaglio con la precisione di uno scienziato, o di un poeta.
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