Oggi ho visto l’atteso Star Trek – Il futuro ha inizio, e per me JJ Abrams ha costruito un autentico capolavoro. Sono da sempre un fan dei Star Trek, ho seguito da bambino le reppliche della serie classica creata dal grande Gene Roddenberry nel 1966, più grande ho avuto modo di tremare di paura alla visione di un borg con The Next generation, con Deep Space Nine e Voyager il livello è rimasto alto anche se non si sono più toccate le antiche vette.
Non è mai facile adattare un’opera letteraria per lo schermo, rielaborarla e conformarla alle esigenze e alle restrizioni del mezzo filmico, figuriamoci realizzare la versione cinematografica della più celebre serie di fantascienza della storia della televisione americana. Eppure JJ Abrams ha accettato la sfida Star Trek (pur dicharando più volte di non essere mai stato un fan di Star Trek, ma bensi di Star Wars) e ha varato una nuova nave stellare, esplorando nuovi mondi e nuove possibilità narrative, nel rispetto del culto e del mito e nell’osservanza della tradizione.
Spazio, ultima frontiera. Questi sono i viaggi della nave stellare Enterprise. La sua missione è quella di esplorare strani nuovi mondi, alla ricerca di nuove forme di vita e di nuove civiltà, per arrivare dove nessuno è mai giunto prima.
Tele-trasportata dal passato e radicalmente trasformata da un trucco tecnologicamente più avanzato, torna l’Enterprise, carica del “suo” equipaggio: l’istintivo capitano Kirk, l’alieno Spock, l’ufficiale medico Leonard McCoy, l’ufficiale delle comunicazioni Uhura, l’ingegnere dei miracoli Montgomery Scott, il guardiamarina russo e adolescente Pavel Checov e, al comando dell’acceleratore nei viaggi spaziali, lo schermidore Sulu. A non tornare sarà invece il già dato della saga e il già vissuto dai personaggi, perché il regista newyorkese li farà implodere come il pianeta Vulcano, alterandone per sempre i destini, girando il timone del tempo e dirigendosi verso un sequel ancora tutto da inventare.
George Lucas e JJ Abrams
Per Abrams le storie sono sempre profondamente legate al tempo (lo sa chi segue da anni Lost) che la storia impiega a raccontare il proprio tempo. Non c’è mondo (o spazio) di finzione che una scrupolosa narrazione non possa estendere, espandere, rilanciare, curvare indefinitamente, ovviando al naturale invecchiamento del personaggio (e dell’attore). Geniale lo Spock innamorato di una splendida Uhura e la definizione del carattere ribelle di Kirk. Menzione speciale per Eric Bana nei panni del romulano Nero, viaggiatore del tempo deciso a dare filo da torcere agli eroi dell’Enterprise.
Star Trek by JJ Abrams fa rivivere Kirk e Spock, attingendo a un passato enorme la rotta per il futuro. Il presente intanto ha la perfezione di un algoritmo, una successione (in)finita di atti d’amore organizzati in ordine logico, dove l’Enterprise incrocia il Millennium Falcon (o il pianeta dove viene sbarcato Kirk con il pianeta hoth de l’impero colpisce ancora), due irriducibili ricercatori incorrono in due prodi cavalieri Jedi, la Forza circonda la Federazione, mantenendo unita la galassia. Quella trekkista e quella starwarista. La chiara sensazione è che dopo il primo capitolo (sempre il più difficile) di questa saga reinventata, nei prossimi film previsti ci potremmo trovare di fronte a qualcosa di veramente sensazionale.