Mickey Rourke nella sua più grande interpetazione veste i panni del pluridecorato capitano della polizia di New York Stanley White, un reduce del Vietnam al quale viene affidata la zona di Chinatown. L’ispettore, assicurandosi l’appoggio della stampa grazie alla complicità di una avvenente giornalista cinese, indice una solitaria crociata contro il sistema mafioso del quartiere. Ma è una battaglia che White combatterà da solo. Tratto dal romanzo di Robert Daley.
Può sussistere sul grande schermo il binomio violenza-eleganza? Il trio Cimino (regia), Stone (sceneggiatura) e De Laurentiis (produzione) con L’Anno del dragone dimostra di sì. Lo stridente ossimoro prende vita grazie a una regia rigorosa e impeccabile tra piani sequenza e movimenti basculanti della cinepresa, e attraverso un sapiente uso dello spazio scenico a cavallo tra tradizione ed eclettismo. La violenza spregiudicata, oltre ad essere il motore immobile dell’azione – la violenza della mafia, ma anche quella repressa di chi la combatte con impeto libidinoso – è vivida e tangibile. Ma non è mai gratuita: è anzi un’elisione sottointesa in fase di montaggio, centellinata sempre con fotogrammi rapidi alla velocità di un battito di ciglia.
Cimino, il maestro, alterna scene corali dal tenore documentaristico a un impressionismo stilistico. Grazie all’uso ostentato di super grandangoli a “occhio di pesce” le riprese indoor deformano lo spazio, ovalizzando le porte e le pareti dentro cui si muove l’ottimo Mickey Rourke. Quasi una stilizzazione di quel mondo irrimediabilmente corrotto (dai bordi liquidi e curvi) che il rigore dell’ispettore tenta invano di raddrizzare.
Torna il Vietnam, come nell’insuperabile Il Cacciatore, anche se solo come incubo latente insito nel passato del protagonista. E rivedendo oggi la personale avversione razziale dell’ispettore, emerge una straordinaria attinenza con l’attualità nello spirito di rivalsa cinese (la futura potenza mondiale egemone?) opposto allo strapotere americano.
Sequenza cult: lo slittamento dalla sospensione dell’addio tra Rourke e la moglie verso la brusca accelerazione sancita dall’irruzione dei sicari. Cinema allo stato puro.