Ci sono film che per atmosfera promettono di più di quello che in realtà danno, questo Fiumi di porpora portato con mano sicura sul grande schermo da Mathieu Kassovitz non è l’esatta trasposizione del best seller di Jean-Christophe Grance, pecca in alcune battute scontate e in un finale forse prevedibile ma come atmosfera è eccezionale, almeno per quanto riguarda la prima parte, che scorre sullo schermo con ritmo perfetto.
Ambientato in un campus universitario immaginario, Guernon, sulle maestose Alpi che, con l’aiuto ad hoc di guide specializzate, cast e troupe hanno potuto scalare fino a 3500 metri di altezza. E’ proprio dall’imponente colosso montuoso che, nel corso della storia narrata nel film, rischiano di abbattersi sulla popolazione colossali valanghe. Uno scenario primigenio ospita la lotta fra confliggenti che si sono posti al di là della legge umana; da una parte la casta degli scienziati costretta ad applicare l’eugenetica di matrice nazista per perpetuarsi, dall’altra le vittime condannate a vivere vite che non appartengono loro.
Un omicidio efferato sconvolge gli abitanti della valle. La scoperta di altre uccisioni fa pensare ad un serial killer. A capo delle indagini, troviamo il valoroso cavaliere Jean Reno, eroe solitario. Nel frattempo un giovane poliziotto (Vincent Cassel) alla ricerca di un teppistello si troverà successivamente a collaborare col maestro.In realtà è come trovarsi di fronte ad un episodio di X-files ambientato però in Francia, l’atmosfera di mistero permea ogni scena e i due attori si troveranno contro molte forze occulte, ma il romanzo di Jean-Christophe Grance è decisamente meglio. Consiglio per gli amanti dei thiriller di qualità anche Il volo delle cicogne e l’impero dei lupi.