La raccolta I delitti della stanza chiusa, Polillo editore, è un autentica rarità nel panorama editoriale italiano; si tratta di tredici racconti scritti da altrettanti autori in un arco di tempo che va dal 1897 al 1962. Anni difficili, se sprangarsi dentro una stanza non bastava per salvarsi da mani assassine. Una persona viene uccisa in una stanza rigorosamente sbarrata: porte e finestre sono chiuse dall’interno, gli eventuali accessi – come cappe di camini o fori di aerazione – sono troppo piccoli perché qualcuno vi possa passare e non ci sono segni di effrazione né passaggi segreti né duplicati di chiavi. Il suicidio è fuori discussione: la posizione del corpo della vittima e quella dell’arma – sempre che un’arma ci sia – lo escludono. Chi è stato? E come ha fatto? Il ‘‘delitto della camera chiusa’’ appartiene alla categoria, più ampia, dei ‘‘delitti impossibili’’, quelli le cui modalità di esecuzione sembrano escludere l’intervento di una mano umana. Eppure, come questa raccolta dimostra, molti sono i modi e gli strumenti per uccidere una persona e andarsene lasciando la porta sbarrata dall’interno. |