Il lavoro mi sta particolarmente assorbendo in questo momento ma sono riuscito a vedere un film che al cinema mi era sfuggito e che consiglio vivamente a chi ama le atmosfere dei college inglesi e il genere giallo/thriller, Oxford murders con Elijah Wood e John Hurt diretti da Álex De la Iglesia il nuovo Guillermo Del Toro. Martin è un giovane studente americano con la passione per la matematica e per un teorico in particolare, il professor Seldom.
Giunto ad Oxford per conoscerlo, prende alloggio presso un’anziana ed eccentrica signora, la quale, due giorni dopo, viene trovata morta nel suo soggiorno. È solo il primo di una serie di omicidi e il primo di una sequenza di segni che l’assassino lascia dietro di sé, vittima dopo vittima. Il dottorato di Martin si trasforma, così, in un tirocinio sul campo: riusciranno lui e Seldom a indovinare la logica che sta dietro quelle morti, in modo da porre fine alla macabra sequenza?
Alex de la Iglesia, cineasta con una laurea in filosofia, si misura con il mystery vecchio stile, giocando con i suoi ingredienti strutturali, e intavola un intelligente “Cluedo” in cui ogni elemento rimanda ad un concetto, ogni ipotesi ad una visione possibile; d’altronde un simbolo non è che un segno che rimanda a qualcosa d’altro.
L’impianto è quello del giallo classico, in cui il mistero viene chiarito dall’investigatore di turno attraverso la logica. Solo che è la logica stessa, qui, a finire sul banco degli imputati. Chi ha ragione: il giovane studente, fiducioso nel disegno che ordina silenziosamente il nostro agire, o il vecchio e cinico professore, per il quale la verità assoluta è irrimediabilmente irraggiungibile? La realtà ha un’essenza matematica e noi possiamo riuscire a decodificarla o la vita è semplicemente una fonte inesauribile di humour nero?
Come Sherlock Holmes e il fido Watson, Martin e Seldom guidano lo spettatore attraverso un percorso deduttivo, mescolano analisi logica e psico-logica, si fermano tra le braccia di una bella infermiera, sfiorano la deriva nel sottogenere psichiatrico, semplificano senza mai ingannare, memori degli errori rappresentati da altri “codici” cinematografici.