The mist

themistposter01.jpgRiesco finalmente a pubblicare una breve, per motivi di tempo, recensione del film The mist, diretto e prodotto da Frank Darabont, trasposizione cinematografica del racconto di Stephen King La nebbia, contenuto nella raccolta Scheletri. Devo dire che la mia aspettativa per questo film era molto alta. L’inizio è molto blando ma man mano che il film procede e che l’orrore si fa più tangibile ciò che colpisce nel profondo lo spettatore non sono tanto i mostri assetati di sangue a cui tanto cinema ci ha in qualche modo abituato.
Essi sono e restano uno strumento. Ciò che a Darabont interessa è la lettura dell’America di oggi (ma, con qualche variazione non sostanziale, potremmo aggiungere di tutto il mondo occidentale) in cui l’iniziale solidarietà contro la distruzione imminente finisce con il frantumarsi in una miriade di prese di posizione dove l’ego e i condizionamenti sociali di origine prendono il sopravvento. Si può essere razionali non negando l’evidenza nei confronti dell’impensabile ma si può anche invece decidere (proprio in nome di una supposta razionalità) di chiudere gli occhi dinanzi all’evidenza.

Si può esasperare un misticismo che ha tutte le premesse della crudeltà così come consentire a risentimenti a lungo covati di venire in superficie. Tutto questo viene portato sullo schermo avendo sempre presente lo sviluppo dell’azione e costruendo un progress di tensione in cui l’effetto speciale nasce dagli abissi dell’animo umano, dalle sue pulsioni più profonde e anche dalle sue contraddizioni. È grazie a questo progressivo scavo delle singole psicologie che il j’accuse contro esperimenti top secret si affianca senza alcun moralismo alla compassione (nel senso più alto del termine) nei confronti di Dave. Che dovrà affrontare l’orrore più insostenibile.

E’ in ogni caso a Carpenter, l’autore de “La cosa” – che torna più volte alla memoria durante la visione – sembra in buona parte rifarsi il regista di “The Majestic”, concentrato qui nel ricreare la classica situazione d’assedio in stile “La notte dei morti viventi”, ma i cui protagonisti, tra i quali vale la pena di citare William Sadler (“Die hard 2-58 minuti per morire”) nei panni dello spaccone Jim e Marcia Gay Harden (“Mystic river”) in quelli della fanatica religiosa Carmody, si trovano inevitabilmente immersi in una scenografia alla “Zombi”.

Piccola curiosità per gli amanti dei fumetti:Il dipinto che David sta completando nella scena iniziale è un preciso riferimento alla serie di 7 libri di Stephen King “La Torre Nera”. Il pistolero nel quadro è Roland Deschain, protagonista dei 7 libri. Sullo sfondo in secondo piano si nota la Torre e sulla destra una rosa rossa, simbolo chiave dei libri di King.

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Uno dei dipinti appesi al muro, nella scena iniziale, rappresenta la locandina del film “La cosa”, horror fantascientifico di John Carpenter del 1982, senza però specificarne il nomeVi consiglio caldamente di leggere la recensione molto accurata che ne fa Giovanni De Matteo (X) sul sito di riferimento del Connettivismo Italiano http://www.next-station.org/fe-art-d.php?_i=166 con riferimenti molto accurati a H.P. Lovecraft e altre opere del genere.

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