E’ uscito il libro scritto da Paolo Gulisano per ricordare nell’anno del centenario l’enorme figura letteraria di Giovanni Guareschi, Quel Cristiano di Guareschi.
Libro che è edito anche da Ancora Edizioni, per cui se non lo trovate in edicola potete sempre richiederlo in libreria.
Il volume di Paolo Gulisano (prefazione di Michele Brambilla) analizza uno degli aspetti più noti, ma allo stesso tempo forse meno approfonditi dell’opera guareschiana: la fede cristiana. Un “autore cristiano” che è, soprattutto, abbandono alla Provvidenza, ma anche ascolto della propria coscienza, come scrive lo stesso Giovannino nella prefazione al primo volume di “Mondo piccolo”:
«Adesso c’è il fatto che in queste storie parla spesso il Cristo Crocifisso. Perché i personaggi principali sono tre: il prete don Camillo, il comunista Peppone e il Cristo Crocifisso. Ebbene, qui occorre spiegarsi: se i preti si sentono offesi per via di don Camillo, padronissimi di rompermi un candelotto in testa; se i comunisti si sentono offesi per via di Peppone, padronissimi di rompermi una stanga sulla schiena. Ma se qualcun altro si sente offeso per via dei discorsi del Cristo, niente da fare; perché chi parla nelle mie storie, non è il Cristo, ma il mio Cristo: cioè la voce della mia coscienza. Roba mia personale, affari interni miei. Quindi: ognuno per sé e Dio per tutti».
In quest’ultima frase c’è davvero tutto il “cristianesimo guareschiano”, la difesa ad oltranza della libertà e delle proprie convinzioni, assieme all’accettazione della volontà di Dio, nella certezza che solo così si può essere e soprattutto restare, dalla parte del giusto. E nel chiamare Cristo “il mio Cristo” Giovannino esprime l’essenza stessa della sua filosofia di vita: se si è in regola con le leggi di Dio, si è per forza in regola anche con le leggi degli uomini.
Nel libro inoltre vengono citati, per introdurre aspetti della vita di Guareschi, Dante Alighieri, Dickens, Chesterton e Tolkien (essendo Gulisano il più grande esperto di Tolkien in Italia riferimenti al nostro amato professore non mancano mai).
“Giovannino scoprì un altra gioia straordinaria: la paternità. Il matrimonio lo rese presto felicemente genitore, e non potè fare a meno di raccontare le meraviglie di quel piccolo arnese urlantedi nome Alberto. Due creature del buon Dio, un uomo e una donna si prendono a braccetto, decidono di camminare insieme, ed ecco che dopo un pò si ritrovano in tre. In tre si è in compagnia scrive JRR Tolkien e la famiglia Guareschi ne era la conferma.
Nel delineare il carattere di Guareschi, Gulisano cita ancora una volta il sommo poeta Dante e Chesterton: “Trattato IV del Convivio Dico ch’ogni vertù principalmente. vien da una radice: vertute, dico, che fa l’uom felice.
L’umorismo è una virtù se è l’arte di rendere felice il prossimo. Essere cristiani significa ricercare, perseguire e mettere in pratica le virtù, in particolare quelle che la Chiesa chiama<Cardinali>: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Ciò finisce per svelare quello che il grande umorista Gilbert K. Chesterton definiva lo straordinario segreto del Cristiano: La gioia.
Una gioia nè infantile nè irresponsabile, ma profondamente consapevole. Ciò che in realtà è grottesco è il fatto che, nel nostro tempo, vi sia la pretesa di vivere e di comportarsi etsi Deus non daretur, come se Dio non esistesse. Guareschi svelò, nei suoi racconti, questa pretesa assurda, e la demolì con una risata”.