Rispondo volentieri alla mail di Daniele Tomieri di Lucca che mi chiede quali siano secondo me le migliori opere giapponesi di animazione di impronta Cyberpunk; Non ho una sterminata conoscenza dell’argomento in questione ma cinque opere che ho molto ammirato (le prime due hanno segnato la storia del genere) per l’accuratezza della trama e degli effetti visivi sono di sicuro: |
Akira, del 1988, scritto e diretto da Katsuhiro Ōtomo, una bizzarra miscela espressionista di 2001: Odissea nello spazio, I guerrieri della notte, Blade Runner e Il pianeta proibito. Akira rappresenta uno dei primi casi di notevole uso di CGI in un film di animazione. Si segnala per il taglio assolutamente inedito di grande impatto e spettacolarità. Film culto, ha aperto la strada del genere nel sol levante. |
Ghost in the Shell, del 1995, diretto da Mamoru Oshii, letteralmente Polizia Mobile Corazzata Antisommossa; è uno dei primi anime ad aver attirato l’interesse del pubblico di massa. Nel 2029, il mondo è completamente informatizzato, gran parte degli individui che abitano il pianeta hanno impianti cybernetici o sono dei robot completi, e le varie nazioni sono ancora in lotta tra di loro. |
Appleseed del 2004 dal celebre manga di Masanume Shirow, già autore dell’osannato Ghost in the Shell, è un anime ipertecnologico, ambientato in una Terra devastata dalla guerra non-nucleare del 2131. Da un punto di vista contenutistico è ancora molto lontano da Ghost in the shell, ma stavolta si è voluta premiare la spettacolarità visiva di sicuro, raggiungendo livelli mai visti. |
Paprika del 2006, di Satoshi Kon. E’ un’opera metacinematografica, un’apocalisse onirica che confonde magnificamente i piani del reale, del sogno, del fantastico e del cinematografico. Personaggi, città e luoghi fantastici sono restituiti in modo da non assecondare i luoghi comuni che ne trascurano la realtà complessa e stratificata. |
Vexille del 2007, di Fumihiko Sori. Nel 2077 il Giappone si è isolato dal resto del mondo. Sta sperimentando un nuovo tipo di androide e non vuole sottostare ad alcuna limitazione. Fumihiko Sori, in questo film supera i limiti di opere che lo hanno preceduto grazie a un maggiore accento posto sul versante politico della narrazione nonché sulla continua sperimentazione sul digitale che offre effetti davvero strabilianti. |