Danny Boyle (28 giorni dopo) è un regista dotato di una forte ed elegante capacità visiva e di un grande senso del meraviglioso, particolarmente attento a temi sociali. Sunshine sostene è “un viaggio psicologico. Siamo formati da particelle di stelle esplose, e il Sole è la stella da cui proviene la vita” per cui ha cercato di unire una certa verosimiglianza, grazie a consulenze qualificate, a una grande preparazione tecnica e inventiva.
Partendo dalla fotografia (Alwin Kuchler) con lenti anamorfiche, in esterni realizzati al computer interamente in CGI dalla Moving Picture Company, in scenografie (Mark Tildesley, designer Richard Seymour) ispirate a sottomarini nucleari, impianti di trivellazione petrolifera, missioni NASA e ricostruite in otto teatri di posa con set anche a dimensioni reali.
Grazie a queste accortezze, e all’ottimo cast che forma l’equipaggio dell’Icaro II, il film, di produzione inglese, risulta visivamente come una grande produzione hollywoodiana ad alto budget, la storia magari non è propriamente originale, ricorda quella di Armageddon ma la resa è decisamente più sofisticata, claustrofobica e tesa, ispiarandosi di più a un classico del cinema come Alien. Da vedere assolutamente, un grande ritorno della fantascienza nello spazio.
Trama:
Anno 2057. Il sole, la stella che ha reso possibile la vita sulla Terra, sta morendo e gli esseri umani rischiano l’estinzione. Otto astronauti vengono inviati nello spazio per andare incontro all’astro con uno strumento che dovrebbe prevenirne la morte, ma lungo il viaggio l’equipaggio perde il collegamento radio con la Terra, ed una serie di avvenimenti rischia di minare l’unica speranza di salvezza per il genere umano…