“Signore delle mosche” è la traduzione letterale di Belzebù, termine che identifica il diavolo in ebraico. Nel libro di William Golding (Editore: Mondadori) il male, impersonificato da una testa di maiale ucciso da Jack (leader dei cacciatori) infissa su un palo e attorniata da insetti, dilaga tra il gruppo di ragazzi inglesi precipitato su di una sperduta isola, distruggendo ogni forma di civiltà e costituendo una vera e propria regressione a uno stato primitivo e selvaggio. Il male è dunque insito in ogni individuo secondo l’autore, in innocenti creature pronte a scatenare un vero e proprio regno del terrore nei confronti dei propri simili, parabola della follia umana per eccellenza, la guerra mondiale (è un conflitto a livello planetario quello che infatti imperversa come sfondo della vicenda narrata). William Golding naque in Cornovaglia e morì a Falmouth nel 1993, maestro elementare ebbe una vita abbastanza sregolata fino allo scoppio della IIa Guerra Mondiale, che combatté come ufficiale della Marina britannica. Dopo il congedo riprese a insegnare e a scrivere, finché il grande successo ottenuto dal Signore delle Mosche gli consentì di abbandonare il lavoro, nel 1962 abbandonò definitivamente l’attività lavorativa per ritirarsi a scrivere a tempo pieno in campagna nella sua amata Cornovaglia. |
Il capolavoro di Golding divenne il simbolo di un’intera generazione, quella che naque tra i locali psichedelici della Londra fine anni ‘60 (in piena contastazione giovanile), che si ispirava alle esperienze di alterazione di coscienza derivanti dall’uso delle droghe, lo stesso Syd Barret, mitico chitarrista e fondatore dei Pink Floyd (che in seguito lascierà per problemi con l’LSD) si dice abbia preso ispirazione per alcune sue prime canzoni dalla lettura del Signore delle Mosche. |
Trama: Un aereo cade su un’isola deserta mentre è in corso un conflitto planetario. Sopravvivono solo alcuni ragazzi che si mettono subito all’opera per riorganizzarsi senza l’aiuto e il controllo degli adulti. Sembra il prologo ideale per un romanzo d’avventura che celebri il pragmatismo e il senso della democrazia britannici. Qualcosa invece comincia a non funzionare come dovrebbe, emergono paure irrazionali e comportamenti asociali, da cui si sviluppa una vicenda che metterà a nudo gli aspetti più selvaggi e repressi della natura umana. “Il Singore delle mosche”, 14 milioni di copie vendute solo nei paesi di lingua inglese, è la prova d’esordio e il manifesto di William Golding, premio Nobel per la letteratura nel 1983, che ama riconoscersi e riassumersi in questa frase: “L’uomo produce il male come le api producono il miele“. |
Per chi volesse sapere che tipo di relazione intercorre tra Il Signore delle mosche e Lost può scaricare dal sito di LostPod la puntata numero tredici che contiene l’intervento di Faramirall’interno della sua rubrica LostBooks. |