Finzioni

finzioi.jpgFinzioni di Jorge Luis Borges, Editore: Einaudi.
Favolosa antologia uscita in Argentina nel 1944, Finzioni è il libro che ha rivelato Borges in Italia (1955), e che da allora ha acquistato anche da noi la statura di un classico contemporaneo. Diviso in due parti – Il giardino dei sentieri che si biforcano e Artifici – il volume è composto di racconti che di volta i volta sono fantastici, simbolisti, polizieschi, esoterici, tutti volti a creare una sorta di «enciclopedia illusoria» di cui Borges è il magistrale compilatore.

Leggere un libro di Borges è come avventurarsi in una sterminata e metafisica biblioteca, come quella infinita biblioteca di Babele, i cui scaffali “registrano tutte le possibili combinazioni dei venticinque simboli ortografici… cioè tutto ciò ch’è dato di esprimere, in tutte le lingue” e che sopravviverà all’estinzione della specie umana.
Finzioni si compone di appena 144 pagine ma ogni parola, ogni frase è costruita in modo da essere meditata e riletta svariate volte, ogni pagina apre alla mente orizzonti sconfinati e molteplici chiavi di lettura in una forma letteraria tanto complessa quanto soave e facilmente accessibile, filosofia e mistero si fondono in capolavori come ‘La Biblioteca di Babele’, ‘Tre versioni di Giuda’, ‘Il miracolo segreto’, ‘La morte e la bussola’ (premiato come miglior racconto giallo mai scritto), ‘Le rovine circolari’, ‘Il giardino dei sentieri che si biforcano’.
Se ascoltiamo le parole di un critico letterario che lo conobbe in vita, Domenico Porzio, scopriamo che “per Borges non si dà altra letteratura che non sia fantastica: lo stesso tentativo naturalistico di afferrare una realtà che non esiste (che non esiste in quanto non può essere oggetto di una conoscenza certa da parte dell’uomo), per trasferirla nell’inesistente realtà della pagina mediante l’uso di una scrittura soggettiva, è un’operazione “fantastica”.“Finzione” è dunque ogni forma di scrittura.
In questo senso (che rispecchia l’origine etimologica del termine: dal latino fingere, plasmare) “finzione” è ogni creazione umana di un poeta-artefice, condannato al grido universale che rivive il protagonista del racconto borgesiano L’Aleph: Arrivo, ora, all’ineffabile centro del mio racconto; comincia, qui, la mia disperazione di scrittore. Ogni linguaggio è un alfabeto di simboli il cui uso presuppone un passato che gli interlocutori condividono; come trasmettere agli altri l’infinito Aleph, che la mia timorosa memoria a stento abbraccia?”

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